UN ERRORE GENIALE

 

(o come fu costruito un trattamento efficace su un'idea giusta e un'esperienza mai condotta)

 

Bernard AURIOL [1]

 

Tomatis ha chiamato audio‑psico‑fonologia la pratica fondata sull'interazione suono‑psiche. Utilizza un apparecchio modificato­re d'ascolto, l'“orecchio elettronico”, la cui azione, talvolta scredi­tata, talvolta idealizzata, è innegabile.

La mia forma mentis non mi ha mai portato a diventare un di­scepolo di Tomatis che alcuni seguono come un maestro di pen­siero. Sono stato tuttavia colpito dall'osservare, nel 1974, il cam­biamento sopravvenuto nel comportamento di un'adulta e due bambini, tra cui uno dei miei nipoti, in seguito a cure brevi e in­tensive dell'orecchio elettronico.

 


 

 

Questo mi ha portato a diventare un allievo attento di questo ricercatore sconcertante. Dopo aver io stesso seguito la cura e aver cosi rafforzato la mia convinzione sulla sua importanza e i miei dubbi quanto all'atmosfera e alla teoria che l'accompagnava­no, mi sono messo a utilizzarla con alcuni miei pazienti. Allo stes­so tempo, ricercavo dei contatti interdisciplinari1 al fine di appro­fondire la ricerca critica ma costruttiva che mi pareva ‑ e mi pare ‑necessaria.

 

In primissimo luogo, non mi sembra opportuno che la stessa persona ricopra il ruolo d'analista e guidi la cura sonica di

 un dato paziente. Si tratta di utilizzare congiuntamente le due procedure; io mi limito a una di queste due posizioni

(Auriol, 1985).

 “Guidare la cura” è un'azione Piuttosto rieducativa e pedagogica: si tratta di permettere lo sbocciare e la (ri) messa in opera del sisterna d'ascolto conducendolo attraverso vie che, fino ad allora, non aveva percorso. Facendo CiÔ, si assiste a una dinarnizzazione della persona anche nei suoi aspetti più valorizzati.

 

 

Un'ipotesi (giusta)

 

Tomatis e Dolto ebbero l'intuizione che il bambino, come l’uccellino nel suo uovo (Nicolai 1956), doveva aver sentito la voce ­ della madre nell'utero, e averla assorbita. Si troverà, ne L'Alba dei sensi, lo stato dell'arte in merito all'u­dito fetale. Devo tuttavia insistere su alcuni punti. Esistono ancora degli scenziati (Preyer, 1985; Lacomme, 1989) che dicono che il feto non sentirebbe niente (né il prematuro) per la semplice ragione che il suo cervello è incompleto: le re­gioni della corteccia che devono occuparsi del suono non sono “mielinizzate”.

In effetti, questa osservazione è esatta, ma sono false le con­ seguenze che se ne traggono: il feto si serve del sistema nervoso allo stato in cui è, immaturo, come è logico che sia per un essere in formazione. Cosi i contatti sono piu lenti in certe zone, specialmente quelle che noi consideriamo come le più “nobili” (corteccia). Questo non impedisce alle strutture più basali di cominciare a funzionare. Anche le parti piu lente beneficiano della loro attività apparentemente pigra. Esse sembrano esattamente strutturarsi su questa attività iniziale: ciô che esse ricevono come“informazioni” permette la costruzione degli integratori corticali più sofisticati.

L'importanza di queste prime percezioni del cervello in costruzione è nusema, perché no ri si tratta di utilizzare le sensazioni ma di fabbricare i circuiti cerebrali che le gestiranno. Un adulto chiu so al buio per degli anni potrà recuperare Fuso della vista quando si metterà fine al suo supplizio. L'essere in formazione che fosse privato di una qualità sensoriale particolare o dei suoi precursori non acquisterà mai, quali che siano gli sforzi rieducativi messi in opera, le informazioni di quel tipo…

 

L'occhio stesso, che tuttavia in utero non è illuminato da alcna luce, crea dei potenziali e permette così  la creazione di zone ­ cerebrali pronte a ricevere le prime luci esterne, dalla nascita! La strutturazione primaria di questa vista prima della luce si appog­gia senza dubbio sulle informazioni vestibolari (verticalità, orizzontalità, rotazione) e potrebbe mettere in gioco degli stati di coscienza assimilabili al sogno (Auriol 1988)

 

 

Un esperiniento mai condotto

 

Persuaso, con giusta ragione, che il feto sentiva la voce della madre, Tomatis fece la riflessione che i molteplici rumori organici che accompagnavano questa voce, nelle registrazioni che otteneva, avevano un effetto coprente che conveniva eliminare.

L'esperimento che egli fece allora, ispirandosi a questa logi­ca, non poteva che confermarla: filtrando i suoni gravi, restavano quelli acuti: da ciò egli suppose che essi pervenivano più facil­mente degli altri suoni nell'universo liquido del feto. Questa af­fermazione di principio si accompagnava a una difficoltà tecnica che egli spiega molto bene: la soppressione totale del ronzio le­gato all'apparecchiatura (segnatamente i 50 hertz del settore) poteva farsi solo con un filtraggio abbastanza esteso che aveva per efetto quello di eliminare gli stessi rumori uterini, nelle loro componenti gravi.

Come scrive lo stesso Tomatis (1981, p. 50): “Prendevo l'am­biente uterino come un filtro e fondavo tutta la mia sperimenta­zione su questo fatto. Mi è andata bene. Soltanto era tutto sbaglia­to”. Niente permette di asserire ancora l’idea dei “suoni uterini filtrati in passa‑alto”

                      

Si è dimostrato, tra l’altro, (Mehler, 1976) che il neonato è ca­pace di riconoscere la voce di sua madre: ma i SUONI GRAVI di questa voce e NON QUELLI ACUTI!

 

Studi recenti mostrano tuttavia che il feto non è così privato di suoni acuti come si potrebbe credere; rimane il fatto che la sacca in cui è immerso attenua le frequenze elevate….Il mondo uterino è dunque popolato di suoni gravi e,

se il feto privilegia la voce ma­terna, non sarà perché è meglio udibile, ma perché è più interessante…

In questo Tomatis ritornava sui suoi passi quando immaginava che il feto in mancanza di maggior esposizione ai suoni acuti si adoperava ad attenuare i suoni gravi per issarsi verso l'ascolto umano…

                                   

Un trattamento efficace

                                   

Di fatto, i suoni filtrati a 8000 hertz (di cui sono state soppres­se le frequenze gravi) hanno degli effetti molto netti, costanti, uni­versalmente riproducibili!

L'esposizione prolungata a tali suoni comporta una dinamizza­ione psicologica : maggiore apertura al mondo esteriore di cui si afferma il carattere oggettivo, voglia di esprimersi, di realizzare, anche di combattere, una maggiore potenza delle istanze che gui­dano la personalità. Talvolta questa dinamizzazione si manifesta con maggiori possibilità di espressione emozionale: il soggetto che “nascondeva i sentimenti” preferisce esprimerli, si mostra di volta

in volta disgustato o pieno d'amore nei riguardi del gruppo nel quale cresce, soprattutto di fronte alle immagini materne presenti in questo gruppo o alla sua stessa madre. In qualche caso si assiste a una somatizzazione o a una fase d'angoscia'.

Si utilizzano delle musiche, ma anche la voce della madre del paziente. Il filtro passa‑alto ne sopprime tutti i dati linguistica­mente pertinenti: si crederebbe di sentire una serie di disturbi radio sibilanti... L'effetto precedente si prolunga ma si arricchisce di un'intensificazione di rapporti emozionali tra il bambino e sua madre. Vecchi rancori, cose non dette, amori eterni risorgono…

 

1. Questo non suggerisce forse un certo parallelismo con l’efetto di certi antidepressivi, più atti a stimolare 1'umore che a smorzare l’angoscia?             

 

Ma allora? Come funziona?

                 

Questo effetto si può interpretare secondo due opposte ipotesi: Per Tomatis è la conseguenza di un effetto evocatore dell'epo­ca prenatale. Il canto della madre mette gioia, chiama alla comu­nicazione e alla vita. A favore di questa tesi, è giusto segnalare che i pazienti sotto voce materna filtrata producono molto spesso dise­gni, sculture e sogni in rapporto con ciò che noi possiamo immagi­nare della vita intra‑uterina. Questo è tanto più evidente quanto

più il terapeuta ha parlato di questo mito. Ho personalmente co­statato un rarefarsi di questi temi da quando non classifico più la voce materna filtrata come intra‑uterina.

 

La seconda ipotesi è quella dell'udito uterino sovraesposto ai suoni gravi. I suoni gravi ritmici e ripetitivi offrono la base rassicu­rante che permette al feto di interessarsi alle melodie della voce materna (gravi, medie o anche acute) e ai rumori di evacuazione intestinali le cui caratteristiche variano in funzione della calma o dell'angoscia materne. È solo dopo la nascita che sorgeranno, nel­lo stesso momento della luce e dell'aria respirabile, le armoniche più fini della voce, nella loro intensità massima.

I suoni acuti appaiono allora come significativi di respirazione, nascita, scoperta, autonomia, confronto.

In questa direzione va una nostra osservazione piuttosto sor­prendente: la signora X nel corso della prima seduta di voce ma­terna filtrata crede di distinguere che “si parla tedesco” e si do­manda perché le si fa ascoltare questo! Le associazioni che essa produce allora ci informano che essa fu “tenuta a balia” da un prigioniero tedesco ( o alcuni), dopo la guerra 1940‑1945, che era stato assegnato come operaio agricolo presso i suoi genitori. Que­ sto non prova niente nia illustra piuttosto l'ipotesi della scoperta dei suoni acuti alla nascita e non l'opposto.

 

Il parto sonico

 

Non è tuttavia meno inquietante sentire frequentemente i pazienti, sottoposti a suoni filtrati, manifestare idee, suoni, emozioni, immagini particolarmente in armonia con il desiderio di  “uscire”, emergere, nascere…

Si tratta talvolta di un passaggio all’azione il cui senso rimane ermetico alla persona coinvolta : partie senza ragione sotto lo stimolo di un impulso, voglia di prendere aria, desiderio di cambiare ambiente, lavoro, passatempi,ecc.

Ora, noi sappiamo che il feto si esercita a nascere, sognando di farlo, molto prima della data stabilita, sia che si tratti di uccello o di mammifero(Auriol, 1988).

È plausibile ammettere che i suoni acuti, che si sentono meno bene, sono più interessanti ed eccitanti di quelli gravi e dei medi.

Potrebbero avere un ruolo di dinamizzazione anche al momento della nascita.

D’altronde, il defiltraggio progressivo della musica e soprattutto della voce materna possono provocare una certa liberazione plusionale, perfino un risorgere dei conflitti sopiti all’epoca della prima face(o talvolta l’inverso). l’ es e il super io si affrontano e,se certe depressioni sembrano cedere, altre possono progressivamente essere riattivate.

 

Ascolto fetale e cure soniche

 

Ho da molto tempo (1979) difeso la possibilità che il feto senta i suoni gravi tra i suoni esterni o interni ma esso percepirebbe anche certi acuti: soprattuto quelli della voce materna che la colonna vertebrale, giocando il ruolo di “stetoscopio” tra la voce materna e il bambino,condurebbe al suo orecchio. Meccanismo che si rinviene soprattuto nelle madri la cui voce “impostata” sa far risuonare lo scheletro in manieraottimale. Il lavoro di Klopfenstein (1988) dimostra che questa possibilitàper lo meno esiste: le vibrazioni registrate a livello dell’osso del bacino si estendono talvolta fino alla decima “armonica” ( 3 KHz).

Sia come sia, rimane che i suoni accessibili al feto sono molto attenuati nel settoredegli acuti. La nascita si accompagna dunque a  un forte aumento quantitativo di queste frequenze. Anche se il feto “si aspetta”e “desidera” questo cambiamento del quale forse ha un presentimento, non si può continuare a dire che l'ascolto dei suoni filtrati a passa‑alto si riferisce a una reminiscenza uterina.                       

E tuttavia , le cure soniche, che si sarebbe potuto credere por­ tate dal mito uterino, la moda e le pubblicità demagogiche, conti­nuano il loro cammino: i loro effetti trovano conferma, il loro suc­cesso esiste e si sviluppa, la loro metodologia si diversifica'.

Molti autori si astengono dall'evocare la vita intrauterina ed evitano di utilizzare gli “orecchi elettronici” come “orecchi magi­ci”. I lavori in corso si orientano piuttosto verso la ricerca di corre­lazioni fra certe zone di frequenze e delle “regioni psichiche” che esse toccherebbero e stimolerebbero in maniera preferenziale (Auriol 1987). Altri (Beller) insisteranno sulla stimolazione proso­dica, la dinarnizzazionce di aspetti non semantici del linguaggio.

 

      

Verso l'avvenire

 

Questi metodi costituiscono un prezioso strumento di lavoro.

Molte ricerche restano da fare per precisarne i limiti e i punti di forza.

Non è la prima volta nella storia della scienza che un'ipotesi errata, un'osservazione affrettata, una base fragile, conducono a nuove osservazioni valide, o anche molto ricche, a modelli tera­peutici indiscutibili.

Se le terapie sonore non possono tutto, il loro uso, oggi su basi empiriche, più tardi in maniera meglio teorizzata, può rendere grandi servizi ai pazienti dell'ortofonista, dello psicologo e del me­dico.

 

 

                                ': Qui ho parlato di Tornatis che conduce una “rete Tomatis” in franchising esiste

                                    (1989) anche un'Association de audiopsychophonologie, che egli ha creato ma che se ne

                                    è staccata. E necessario citare anche il metodo di Bérard, la Sérniophonie di Isi Beller,

                                    La Musique triturée di Bourdin, il Variophone di Marinof, l'Akousrnatik di Thourel,

                                    ecc. Alcuni di questi apparcechi sono usati in centri  ospedalieri (Villeneuve‑saint‑Geor­

                                         ges) o dai CHU (Centre hospitalo‑universitaire, ndt) (prof. Moron). Sono in espansione

anche in Europa, Arnerica del Nord, in Messico e in Arnerica del Sud, corne in certi

                                        paesi africani.

 

 

Elementi di bibliografia

 

B. AURIOL: Introduction aux méthodes de relaxation, Privat, 1979 (aggior namento, 1987).

B. AURIOL: Polir une approche multifocale en thérapie psychologique médicale, 1985, 17, 6: 809‑813.

B. AURIOL et coll.: De J'audiogramm e aux chakras tantriques (analyse factorielle de la sensibilité spectrale et d'une projection de la personna­lité).

B. AURIOL: Communication au 2e Symposium iniernational de lAnep, “Les influence sonores dans le développement prénatal”, Saint­ Raphaël, 26 novembre 1988.

H.DAVIS and S.ONISHI:Maturation of Auditory Evoked Potentials, Int. Auriol.,8,24,1969.

D. KLOPFENSTEIN, P. ANDREY, J-P. HAETTEL: Le Bassin: Caisse de résonance (Plycop, 1888: annexe 8).

Y. LACOMME: l’Oreille-Anatomie physiologique (discussion), “Le bruit dans la société”, 2e Colloque de Fronton,16, 6, 1989.

J. MEHLER: “La reconnaissance de la voix maternelle par le nourrison”, La Recherche, 70, 786 sq., septembre 1976.

J. NICOLAI: “Zur Biologie und Ethologie des Gimpels (Pyrrhula pyrrhu‑ la)” Z.Tier‑Psychol., 13, 93‑132, 1956.

W. PREYER: Spezielle Physiologie des Embryo, Leipzig, 1885.

A. TOMATIS: La Nuit utérine, Stock, 1981 (réponse à la 1re édition de l’Aube des sens).    

 

 



Psychosonique Yogathérapie Psychanalyse & Psychothérapie Dynamique des groupes Eléments Personnels

© Copyright Bernard AURIOL (email : )

dernière mise à jour le

 

4 Juillet 2003

[1] * Psichiatra e Psicanalista. Cofondatore, col prof. Josserand, del Groupe de réflexion sur les sons (laboratorio di acustica, metrologia e strumentazione, università Paul Sabatier, Tolosa). Ne è risultato il Groupe de réflexion sur les sons (Larni, rue des 36‑Ponts, 31400, Tolosa ) che si riunisce da sei a otto volte all'anno per dibattere sulle ricerche in corso, scambiare idée nuove, fare il punto su una questione, presentare una tecnica o un apparec­chiatura ... i partecipanti sono interessati dal suono sotto uno o un altro dei suoi aspetti: musicisti, cantanti, fabbricanti di strumenti, studiosi di acustica, linguisti, medici ORL ( oto­rinolaringoiatri, ndt), pediatri o psichiatri, psicologi, psicanalisti, ortofonisti, educatori spe­cializzati, insegnanti, audio‑protesisti, persone dedite alla meditazione (zen, tibetana, tra­scendentale) ecc.